La strada è una lingua d’asfalto che ti guida fra le colline della Val Ceno. Sembra non portarti da nessuna parte, o volerti smarrire con un paesaggio che a tratti si ripropone alla stessa maniera.
E invece, a un certo punto, incorniciata dal finestrino dell’auto, come un’oasi in un deserto ecco apparire una scritta gialla, di un giallo luminoso pronto a sfidare anche le giornate di nebbia più fitta. Sorge orgogliosa fra ciuffi d’erba, e sembra esser stata sempre lì negli anni, nata dalla terra. Reca la scritta "Dallara".
In questo luogo dimora una storia industriale e umana importante che, come tutte le storie, ha il suo protagonista: Giampaolo Dallara, e la sua creatura.
Una storia così meritava di essere raccontata, narrando per immagini e parole le avventure di una azienda costruttrice di automobili senza che queste ne fossero le protagoniste, partendo da un foglio bianco che ha viaggiato per l’Italia, l’Europa e perfino l’America.
Percorrendo chilometri per andare a bussare alla porta di cinquanta personaggi, proprio come gli anni della Dallara, che potessero così raccontarcela.
E così sono nati i ritratti in bianco e nero, in grado di regalare immagini senza tempo né collocazione geografica e per questo eterni, come le storie di chi si è messo in posa per noi dopo averci donato un pezzo della sua vita.
Questo progetto è stato una vera sfida ma anche una sorpresa, a tratti inaspettata. La Dallara ha saputo dare tanto a chi le è amico, ed è facile lasciarsi prendere per mano in questa avventura. Come in un romanzo, o in un film.
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