Il passaggio nelle competizioni dalle moto di serie elaborate a quelle appositamente disegnate per l'impiego agonistico avviene progressivamente nel ventennio fra le due guerre mondiali.
La nascita e l'evoluzione dei grandi modelli da competizione sono legate alla funzione trainante sulle vendite esercitata da alcune famose gare e alla conseguente importanza data dalle case motociclistiche a questa forma di promozione.
Le tipologie delle competizioni di questi anni si rifanno sostanzialmente a tre modelli fondamentali: corse su circuiti di alta velocità; corse su circuiti misti con tracciati particolarmente impegnativi; corse su strada di lunga distanza.
In Italia, se Monza è l'esempio classico delle gare del primo tipo, e la Milano-Napoli (poi Milano-Taranto) ed il Giro d'Italia lo sono per le corse su strada, il Circuito del Lario - definito per le sue difficoltà Tourist Trophy italiano - è stato senza dubbio per vent'anni la più impegnativa corsa in circuito chiuso del motociclismo italiano.
Le difficoltà del percorso (un anello di 36,5 Km da ripetersi sei o sette volte con trecento curve al giro e 550 metri di dislivello fra la parte lungo il lago e il passaggio del Ghisallo), la bellezza dei posti e la data di attuazione ne hanno fatto, oltre che la più importante corsa motociclistica italiana, un appuntamento immancabile dell'estate sportiva.
Dal Lario sono passate le moto più prestigiose e i più noti campioni del momento e questo è il motivo per cui è stata scelta la storia del Circuito del Lario come trama di base per un discorso di ampio respiro sullo sviluppo della tecnica motociclistica fra le due guerre.
Un discorso che, corredato anche dalle biografie dei più noti campioni dell'epoca, si snoda attraverso una serie di notazioni tecniche e una raccolta di monografie delle moto che hanno segnato le tappe più importanti dello sviluppo della tecnica motociclistica.
Le moto da corsa al Circuito del Lario 1921-1939, pubblicato nel 1991, conta 367 pagine e un ricco corredo iconografico che completa l'autorevole testo di Sandro Colombo.
Accedi o registrati per scrivere la tua recensione