I preparatori di auto da corsa costituiscono una parte importantissima nella storia dello sport dell’automobile: sono proprio loro a gettare le basi per una vittoria o per una sconfitta. Non semplici meccanici ma molto di più: veri e propri personaggi da romanzo in alcuni casi.
E Virgilio Conrero è proprio uno di questi, un autodidatta, uno che durante il giorno lavorava e la sera frequentava le scuole professionali nella Torino del primo Novecento. La Fiat Aviazione come punto di partenza e maestra di vita, la Cisitalia e l’amicizia con il geniale Savonuzzi per spiccare il volo.
Anni spesi ad imparare a parlare ai "cavalli", usati per diventare grande, prima con le Alfa Romeo, poi con le Opel. Nei rally e in pista. Virgilio Conrero, il "Mago" come non amava essere chiamato perché - diceva - "Ho lavorato e studiato e imparato, non sono uno stregone", è stato probabilmente il più grande preparatore italiano del dopoguerra, dai "roaring fifties" sino alle soglie dell’era dei computer.
Virgilio Conrero L'uomo che parlava ai "cavalli" conta 192 pagine e centinaia di immagini in b/n e a colori.
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