Quando il marchio era una delle massime espressioni dell’automobilismo, girava una battuta umoristica, che non faceva ridere a crepapelle, ma ne compenetrava con precisione lo spirito: ‘Sai cos’è una lepre? È un coniglio Abarth!’.
Per decenni la Casa torinese, fondata però a Bologna il 31 marzo 1949 da Karl Abarth con rigore asburgico e spirito tipicamente italiano, ha fatto sognare gli appassionati proponendo delle vetture ‘utilitarie’ (celebri le Fiat 500 e 600), in grado di raggiungere prestazioni incredibili grazie a una sapiente elaborazione. Quando la velocità e lo sprint erano un mito, grazie anche a un traffico ancora limitato, Abarth rendeva possibili i sogni di chi desiderava un’Alfa o una Porsche, ma non poteva permettersi una spesa elevata. Un concetto ripreso dal Gruppo Fiat (1971 proprietario del marchio dal 1971) che propone attualmente le guizzanti 500 e 124 Spider in versione supersportiva.
Nel 2019 la Casa dello ‘Scorpione’ compie 70 anni e il volume si propone di ripercorrerne la lunga storia, che affonda le radici nientemeno che nell’altrettanto mitico marchio ‘Cisitalia’, nel nome di Tazio Nuvolari e negli iniziali progetti della Porsche. Da quella storia leggendaria, Karl Abarth ha avviato il suo percorso, inizialmente con le celebri ‘marmitte’ sportive per ogni tipo di automobile, seguite dall’offerta di vetture veloci derivate per lo più da pacifici modelli di altre Case (talvolta prevedendo anche una ‘cassetta di elaborazione’ che consentiva la realizzazione di ‘bombe fai da te’), fino alla costruzione di importanti auto da corsa, guidate in molti casi da celebri piloti, come Jochen Rindt, Arturo Merzario e Hans Hermann.
Per rendere più agevole la lettura, l’intera storia dell’Abarth è stata concentrata (senza tralasciare gli altri) sui 20 modelli più rappresentativi, intorno ai quali ruotano personaggi, storie affascinanti e curiosità sorprendenti. Una delle quali riguarda la OT 1600, realizzata abbinando alla carrozzeria della paciosa Fiat 850 berlina il motore della biposto-corsa 1600 da 160 Cv. L’Avvocato Agnelli si innamorò a prima vista di questa ‘bomba’ sfacciata e provocatoria, notata al Salone di Torino del 1964, e chiese di provarla immediatamente per un viaggio Torino-Milano e ritorno, affrontato sul filo dei 220 km/h.
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