I piloti hanno simboleggiato, dalla nascita dell’automobile, la ricerca del limite ultimo, la spavalda sensazione dell’invincibilità, la figura di guerrieri intrepidi davanti alle difficoltà.
E gli anni tra le due guerre, nelle impenetrabili nuvole di polvere o nei pantani fangosi, negli sbuffi nerastri degli scarichi, nel rumore lacerante dei motori, negli sforzi sovrumani per controbattere con il volante le leggi della fisica, hanno visto esplodere la quintessenza dell’icona del corridore tanto cara alle folle.
Anche la terra d’Arezzo ha avuto i suoi eroi, più o meno bravi e famosi, alcuni purtroppo dimenticati troppo presto. Tra questi, Gastone Brilli-Peri.
Figlio del conte Alessandro Brilli-Peri e della marchesa Elisa Alli Maccarani, residenti a Firenze, disputò la sua prima gara agli inizi del 1907, quando aveva solo 14 anni, una corsa ciclistica. Gara dopo gara, nel 1911, arrivò la vittoria nel campionato toscano e relativo piazzamento a quello italiano.
La passione per la bicicletta comunque passò presto quando, nel 1912, comprò la sua prima moto, una Della Ferrera. Nel 1914 vince il 1º Giro motociclistico d'Italia.
Dopo una disastrosa caduta decise di continuare a correre ancor più forte, passando dalla motocicletta all'automobile.
Nel 1925, dopo il Gran Premio di Francia, dove morì Antonio Ascari, che si schiantò con l'Alfa Romeo P2, la scuderia decise d'ingaggiare Brilli Peri come sostituto di Ascari.
Il 6 settembre 1925, al V Gran Premio d'Italia, dopo 80 giri di pista per 800 km, Brilli Peri sfreccia sul rettilineo d'arrivo e passa per primo sotto la bandiera a scacchi con un tempo di 5 ore, 14 minuti e 33 secondi. E grazie a questa vittoria l'Alfa Romeo diventa campione del mondo.
Nel 1929 ottiene una vittoria in terra africana, aggiudicandosi il Gran Premio di Tripoli. Sembrava insomma che la sua parabola ascendente non dovesse più arrestarsi fino a quando il 22 marzo 1930, a Tripoli, durante le prove, perse la padronanza della sua potente macchina e andò a cozzare contro il muricciolo di un giardino. Sbalzato dal sedile, il valoroso pilota toscano rimaneva ucciso sul colpo.
Questa ricerca, che prosegue il lavoro incentrato sulla storia del motorismo aretino, voluto fortemente dal Club Auto Moto d’Epoca Saracino di Arezzo, tenta di 'ridare la giusta dignità anche a chi all’anagrafe non è segnato nella scheda Varzi, a chi è rimasto nella categoria dei gentlemen per gran parte della carriera o non ne è mai uscito, ma comunque a gente “ringhiosa” che non si è mai arresa anche davanti a difficoltà insormontabili'.
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