Un libro avvincente che ripercorre lo spirito della velocità in Abruzzo, «da Ferrari a Trulli», e richiama quel «mito dell’eterna corsa in avanti» così connaturato a questa regione in generale e alla città di Pescara in particolare.
Macchine precipitose, dal roboante titolo di sapore dannunziano, è un'esaltazione consapevole e documentata di mille narrazioni, ufficiali e inedite, che si rincorrono e sorpassano nei decenni più ruggenti del secolo breve, dagli anni Venti della prima Coppa Acerbo fino all'ultima corsa su strada con il Gran Premio Pescara del 1957, senza dimenticare l'eredità più recente di questa vocazione automobilistica.
Testimone in presa diretta di quelle stagioni irripetibili è Francesco Santuccione, memoria storica dell'automobilismo abruzzese e non solo, che, assieme ai colleghi giornalisti Giorgio D'Orazio, Paolo Martocchia e Paolo Smoglica racconta momenti incredibili in cui l'Abruzzo puntava dritto al traguardo.
Un volume che cattura il lettore lungo un percorso di pagine arricchite da suggestive immagini d'epoca, tra curve incredibili e rettilinei mozzafiato segnati dal motore della cronaca e di una narrazione alimentata da aneddoti e curiosità mai svelate.
Attraverso i capitoli - saggi, cammei, articoli, interviste - si potranno incontrare il marchese de Sterlich e il principe Bira, Lulù Spinozzi e Guy Moll, Tazio Nuvolari ed Enzo Ferrari, Fangio e Moss, un giovane poeta come Roberto Roversi e un costruttore geniale come Berardo Taraschi.
E poi ancora tanti nomi e fatti di un tempo andato, capacissimo però di rivivere in storie esaltanti come questa, un libro che lascia tornare con il pensiero a quei momenti in cui, come scriveva il Vate, «il furore gonfiò il petto dell’uomo chino sul volante della sua rossa macchina precipitosa, che correva l’antica strada romana con un rombo guerresco, simile al rullo d’un vasto tamburo metallico».
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Maglieri Claudio - Forti Gianfabio