È un fascino molto particolare quello di Jan Thiel. La magia di un uomo che ha aperto nuove strade nel campo dei motori, ha vinto una quantità impressionante di titoli mondiali, ha fatto volare le moto di molte Case e molti piloti privati, è stato corteggiato da piloti e team manager senza cambiare di un millimetro.
Ha fatto la storia – quella motociclistica – e non sembra essersene accorto. Non ha cambiato modo di fare, non ha cambiato quell’abbigliamento un po’ troppo "casual" per cui un paio di volte la DORNA – l’organizzazione della MotoGP – gli ha chiesto di accomodarsi fuori dai box: sandali e maglietta, forse la prima trovata nel cassetto.
Sui banchi ha studiato poco, nella vita non ha smesso mai: ha lasciato la scuola poco dopo la terza media ma ha continuato ad accrescere il suo sapere con una determinazione pazzesca leggendo libri, guardando fotografie sui giornali, esaminando ai raggi X chiunque potesse dargli qualche spunto da sviluppare e soprattutto ragionando e sperimentando tantissimo.
Ma Jan è uno che vuole sbagliare con la sua testa. Non si è lasciato guidare nemmeno nella costruzione di questo libro, e anche questo ha voluto sviluppare a modo suo, dando una sua lettura personalissima di fatti e persone.
Se qualcosa è stato omesso vuol dire che per lui non è stato importante o ha costituito una parte della sua vita che non ama ricordare. È il libro di Jan questo, per chi avrà la pazienza di leggerlo fino in fondo è l’occasione di conoscerlo più profondamente di quanto sia stato concesso alla maggior parte delle persone che ha incontrato sulla sua strada.
Senza avere la pretesa di conoscerlo fino in fondo però, come si diceva all’inizio. Perché Jan è sempre stato enigmatico e non ha smesso di esserlo andando in pensione.
Ed è questa sensazione che ci sia sempre qualcosa di particolare ancora da scoprire, che rende incredibilmente affascinante il suo personaggio.
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