Nella storia dell'automobilismo c'è sempre stata una seconda frontiera, quella delle macchine da corsa di cilindrata ridotta: le cosiddette "Vice Gran Premio".
Negli anni Trenta erano chiamate vetturette, un pò meno veloci dei bolidi veri e propri, ma in grado di assicurare spettacolo, avanzamento tecnologico e scuola sicura per i piloti in via di affermazione.
Verso la fine degli anni Cinquanta, queste macchine presero il nome di Junior e successivamente di Formula 3.
Ecco il 'suggestivo campo di battaglia', scrive Cesare De Agostini, del Sor Gino (come era chiamato Gino De Sanctis, con molta simpatia mista a molto rispetto) e del figlio Lucio, quest'ultimo dimostratosi valido tecnico e pilota. Raro binomio.
Al volante delle De Sanctis, tanti altri nomi: Antonio Maglione, Giacomo Russo (che faceva capolino sotto lo pseudonimo "Geki"). E poi Odoardo Govoni, definito dal grande giornalista Severo Boschi l'eterno in un titolo di Autosprint, che proprio allora muoveva i primi passi.
E poi una scommessa mancata, quel Jonathan Williams che era tanto piaciuto anche a Enzo Ferrari.
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